mercoledì 30 novembre 2011

Forse era anche primavera

Non sempre era il vento
a portare via l’odore
dalle foglie rubate ai rami
forse le ultime da masticare
Ruth sapeva farlo
potevano anche Karl e Kurt
io no, perché ero morto


una foglia è una foglia ma lì, lì, lì
tra i folli abbai di dobermann io pregavo
con il cranio rasato
chiedevo la spoliazione arborea.

Del tempo ho due colori

Ho il bianco tra le costole
il rosso tra le strette di mano
date
in un giorno qualsiasi


separato dalla nascita di un forse
sono qui come possibile muratore


e ho paura di morire parlando
tra parole in solitudine
dette lentamente come mio solito
che muoio parlando nella testa


e magari
saprò raccontare un muro


come si costruisce nel tempo
e come si abbatte in un istante


dell’eternità sbriciolata
racchiusa in una clessidra.

Abrasione da rivoluzione

Una calma pigra vaga nel cielo hopeful di Las Vegas
oppure
una mama messicana grida Ayudame! sul ciglio di un tombino
oppure
rarefatto arriva Dio su una mela verde con due piccioli
oppure










aspettando la rivoluzione con i polpastrelli abrasi su bolle di sapone.